Thursday, December 21, 2006

A volte ritornano



    Esiste un posto in cui riposano tutti gli accendini del mondo? Un luogo colorato da miriadi di bic dalle scritte improbabili?

    Dove cavolo sono finiti tutti quelli che ho perso?
    E non posso dare la colpa soltanto ai tabagisti cleptomani, quelli che “Ah… era tuo”, detto nell’istante in cui la mano/tasca/borsa sta fagocitando il tuo bic. Dove li mettono gli accendini che rubano di continuo? Forse il loro appartamento ne è invaso: hanno mensole di accendini, tavoli di accendini e si cibano di gas di accendino. Una casa calda e accogliente, insomma.

    Una volta ho perso pure un copriaccendino in quasi argento (quasi perché pareva in tutto e per tutto argento, tranne che per il prezzo). Chincaglieria prêt-a-porte comprata in vacanza, il tipico oggetto di cui non hai bisogno, almeno non per la funzione pratica per cui è stato pensato. Sono cose che hanno una valenza sensoriale e funzionano meglio di una fotografia: si portano appresso il profumo di un posto, l’eco di una risata...
    Comunque. Una sera, in un locale, ho chiesto a un tizio se mi faceva accendere ed eccolo lì, inconfondibile: quasi argento, quasi scintillante, quasi intonso se non per quel graffio (procurato su un tavolo di granito in una serata troppo alcolica per badare alla prossemica e alla delicatezza dei gesti).
    Ne deduco che i copriaccendino non si perdono. Si spostano.

    Se perdi qualcosa non la cercare, diceva il saggio, e la cosa tornerà da te. Se perdi qualcosa chiedi da accendere, dico io, magari non troverai quello che cerchi, ma come minimo ci guadagni un accendino.

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