Friday, December 22, 2006

Pazuraschauung



    Ore sette e trenta: l’ape è servito.

    Non si bevono drink, si fanno gli ape. I primi sono da loser anglofilo (vale lo stesso per chi dice trend, step, brand, claim etc.), i secondi sono da milanese che ottimizza e quindi verbalizza solo il minimo indispensabile.
    Il mio amico Pat è come al solito ingessato. Nel senso che porta un abito da carcerato di lusso, fattura-sartoriale-bottoni-sempre3, mai cinque o peggio sei, roba da calciatore. La riga bianca è leggera, vietate le strisce modello autostrada. Riesce a non sembrare un mafioso, assomiglia solo a quello che è, un libero professionista. Pat è anche l'inventore del termine "Pazura", che è più di un semplice concetto. È una visione del mondo. Una Pazuraschauung che si esprime attraverso linee di condotta specifiche, modi di dire, scelte musicali e cinematografiche, passioni artistiche, sportive etc.
All’interno di un processo interattivo attuato mediante comunicazione verbale, il termine può assumere differenti significati.
Esempi:
    1. “Ciao, pazura!” (focalizzate la vostra attenzione sulla zeta). Si intende “sono felice di vederti”. Ma il tono è tutto. Se si produce un lieve slittamento sulla lettera “u” il concetto vira in quella che potremmo definire una presa per il culo.
    2. “Sandali pazura!”. La fanciulla a cui è rivolto il complimento indossa un paio di scarpe assassine (a punta, tacco oltre i sette centimetri). In un luogo pubblico, la presenza di calzature dalle caratteristiche sopra citate, viene valutata attraverso la scala T.d.S., ovvero il Tasso di Sandalismo. Non conta tanto la quantità, ma le qualità degli oggetti in esame.
    3. “Pazura”. È un sussurro solitario che non richiede altre parole, virgole o puntini. Esprime godimento, rilassatezza, benessere psicofisico, empatia con il regno animale, vegetale e il cosmo tutto. Viene pronunciata soprattutto in posizione orizzontale, in totale assenza di attività, fatta eccezione per il mantenimento dell’omeostasi corporea.

    Il termine pazura ha subito varie storpiature. Paz, per quando si è di fretta e negli sms, che richiedono una certa capacità di sintesi. Pazurici, quando ci si rivolge a due o più persone. Pazurella, poco amato perché un po’ lezioso. Pazurissimo, mai pronunciato, in quanto un tale stordimento estatico è inimmaginabile.

    Non vi tedio con ulteriori dettagli... A proposito di noia, il concetto si esprime con la parola Teresa. Non è una persona, ma la contrazione di “non mi interessa” che diviene “nteressa” con successiva soppressione della “n” e caduta di una “s”.

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