Sunday, March 25, 2007

That's amore



Stazione dei carabinieri.
Lex, in preda allo sconforto, attende il suo turno per fare una denuncia.
L'hanno appena derubata.
Non sa che dovrà aspettare trentaquattro minuti sette secondi e due primi per varcare la porta dell'appuntato Sironi.

Nell'attesa, per non farvi annoiare, vi faccio origliare la conversazione all'interno della stanza dell'appuntato.
Il carabiniere scelto Ignazio Calacascione, dopo la canonica barzelletta, sta raccontando un aneddoto (che in calacascionese si pronuncia anettotto) a Sironi. La storia ha come protagonista l'insigne Cosimo Glandesperti, tenente.

      Mai visto un salotto tanto splendente, gli ricorda il set della pubblicità del Mastrolindo. Specchiandosi nel pavimento riesce persino a contarsi i punti neri.
      Un lavoretto pulito, è il caso di dirlo.
      Glandesperti si sente osservato. La faccia dell'assassina lo fissa dalle mensole, dal tavolo di fianco al divano. È un po’ dappertutto, mischiata a panorami esotici e foto del morto tra amici. Sembra una come tante. La vedresti bene dietro a una cassa, in un grande ufficio o in una bella casa con tre marmocchi che scorrazzano.
      Poi guarda lui. Certo, non si può capire molto da un’immagine. Un tipo alternativo: pizzetto colorato, due tatuaggi sul braccio destro, un piercing al labbro.
      Dopo nove anni di servizio ormai lo sa, nelle vacanze natalizie succedono un sacco di cose strane, tutta colpa della combinazione letale tra eccesso di zuccheri e carenza di affetti. Ma una che ammazza il suo ragazzo in quel modo... E di sangue freddo ce ne vuole per fare una cosa simile e poi mettersi a pulire come niente fosse.
      Il corpo l’hanno trovato nel frigorifero, impacchettato e sotto vuoto.
      Quattro buste di plastica per arti inferiori e superiori.
      Una per la cassa toracica, superbamente sfilettata.
      Le interiora catalogate in ordine alfabetico nei restanti ripiani. E la testa, o meglio, quello che ne rimaneva, in una bottiglia di vetro.
      Sull'etichetta, di un bel rosso vivo, la scritta: “Il succo del problema”.
      Già, perché il cervello l'ha frullato.
      Per un istante, fissando il ceppo di coltelli Ikea, Glandesperti si sente sollevato. A sua moglie ha regalato un bel paio di orecchini e un libro. Meglio evitare oggetti taglienti, frullatori e company. Si sa, le donne si inviperiscono a ricevere regali da massaia.
      Dal suo polso, il bip del cronografo gli ricorda che il tempo passa. È già mezzogiorno.
      Estrae un coltello dal ceppo e, mentre si specchia nella lama, pensa che non ha senso arrovellarsi sul movente. Probabilmente Miss Pulizia è una schizzata, materiale per uno sturacervelli da sedare con bidoni di prozac. Magari ha trasformato il fidanzato in un sashimi soltanto perchè le girava storta.
      Al comando i colleghi ci sono quasi rimasti male, sono bastate due domande per ottenere una confessione. E quando le hanno chiesto perchè l'ha fatto? Miss Pulizia ha risposto lapidaria: «Era stupido.»

Lex attende ancora il suo turno. Sono passati quattordici minuti nove secondi e quattro primi.
Nella stanza Sironi fruga in un cassetto, estrae un foglio di carta e lo sventola sotto al naso di Calacascione. È la fotocopia di una mail, quella vera se ne stava tra le bozze del computer dell'assassina. Miss Pulizia l'ha scritta il 26 dicembre, qualche ora prima del delitto.
Sironi si soffia il naso, inforca gli occhiali e legge.

      Niente di personale, ma ti ammazzerò.
      Sento la tua vocetta grugnire che sono le mestruazioni.
      Bietolone mio, mi fai incazzare sempre, non è un problema di ormoni.
      Stasera piove sul bagnato, tesoro.
      Vorrei tanto fossi muto e focomelico.
      Lo dico per te, amore bello, eviteresti di commettere errori mortali via etere. Per esempio sbagliere il mittente di un sms e confondermi con quella vacca che ti porti a letto.
      Le tue dolci paroline viaggiano, e purtroppo il mio cellulare non è abbastanza intelligente. Non è dotato di un sonar anti-stronzi-cerebrolesi. Non riesce a filtrare le cazzate che produci copiose.
      Ti devo uccidere.
      Non vedo altra scelta.
      Un esserino come te, con il cervello desertificato non può stare al mondo. Deve essere eliminato.
      Occupi spazio e rubi ossigeno. In più emetti un sacco di anidride carbonica. Respirando, russando e fumando sigarette. Io, da brava ex-coccinella del wwf, non posso accettare uno scempio eco-biologico di tale portata.
      Però sei stato bravo.
      Quasi ci credevo alla storia dello spirito libero, alla bufala del tipo alternativo. Come se un piercing e dei tatuaggi ti rendessero diverso. Tu e il tuo labbro ferrato segno distintivo dei capo tribù delle teste di cazzo. Altro che fascino esotico, sei un coglione autoctono.
      Così ho cancellato il tuo numero, non ne avrò più bisogno. Poi ho disintegrato le tue foto e quello che restava del tuo passaggio.
      Mi sento leggera.
      Vorrei essere più creativa, ma vaffanculo.
      Adesso prendo il ceppo di coltelli, quello che tu, porco idiota dotato della creatività di una pianta grassa, mi hai regalato per Natale. Salgo in macchina e ti vengo a trovare. Così verifichiamo se il maschio della pubblicità diceva il vero, se veramente tagliano tutto.
      Una bella cenetta a lama di candela, amore caro.
      Poi non ti preoccupare, come sempre, pulisco io.


Lex si aggiusta sulla sedia della sala d'attesa, a farle compagnia la noia e un persistente giramento di palle.
Carta d'identità, carta di credito, bancomat, tessera sanitaria, codice fiscale, libretto degli assegni... nella sua testa, come tanti soldatini, sfilano i documenti che le hanno fregato.
All'interno della stanza Glandesperti sta facendo una telefonata alla sua adorata mogliettina. Cerca di farsi perdonare per un Moulinex FP 6031 Adventio, il robot che le ha regalato per il compleanno.
Purtroppo per Lex gli ci vorranno dodici minuti, parecchi secondi e altrettanti primi.